Radio – 700 modelli di vetture sono ormai dotati di sistemi Android Auto o Apple Carplay

Il futuro è arrivato e non ce ne siamo accorti

Che lo smartphone sia la scatola nera della nostra vita è palese. Lì ci sono tutti (spesso proprio tutti) i nostri dati. Pubblici e segreti; confessabili ed inconfessabili; noti e ignoti, anche a noi stessi. Vi risiedono i preferiti di ogni piattaforma ed applicazione impiegata.
Lo smartphone, ormai, più che un device, è un’interfaccia con altri dispositivi.

Pass. Non solo green

Lo smartphone è un pass, non solo green. Con esso cerchiamo, ordiniamo e paghiamo gli acquisti; annotiamo un oggetto, un soggetto, un fatto d’interesse, fotografandolo; programmiamo il televisore, lo smart speaker, l’elettrodomestico. E, ormai, attraverso lo smartphone, interagiamo anche con l’automobile.

Consumo dati? Ma quando mai…

Con buona pace del deterrente dei consumi dati, che ormai non è più tale per nessuno, visto che la maggior parte degli utenti non li usa nemmeno tutti, regalando alle compagnie telefoniche, ogni bimestre, banda inutilizzata della propria offerta (di fatto flat).

Interfacce

Lo smartphone interagisce non necessariamente col sistema dell’auto stessa (peraltro impossibile da programmare senza il sistema di verifica incrociata attraverso smartphone), ma anche e soprattutto con le interfacce Android Auto (lanciato da Google nel 2015) ed Apple Carplay (proposto dal colosso di Cupertino dal 2014). Rispettivamente presenti su 400 e 300 modelli di automobili, spesso di serie.

Questione di abitudini

Android Auto e Apple Carplay, letteralmente, proiettano sul display dell’auto tutte le applicazioni che abbiamo sullo smartphone (chat comprese, che traducono in messaggi vocali automaticamente), permettendo, nell’abitacolo, la prosecuzione delle abitudini indoor (casa e lavoro) e outdoor (tempo libero, sport, ecc.).

Assistenza

Entrambi i sistemi dispongono di efficaci assistenti vocali (Google Assistant per Android Auto e Siri per Apple Carplay) che manderanno presto in pensione i colleghi captive delle case automobilistiche (enormemente arretrati, va detto). Così come stanno rendendo obsoleti i navigatori, quand’anche di ultimissima generazione.

Identici. O quasi

Le differenze tra i due sistemi si stanno velocemente riducendo: se Android Auto richiede l’installazione di driver e di un app, Apple Carplay è integrato in IOS e per questo ha trovato inizialmente più ospitalità da parte dell’automotive. Ma ciò fino alla versione 10 di Android, che peraltro, a differenza di iPhone, che ospita Carplay solo dalla versione 5, opera su tutti i telefoni dotati (almeno) di Android 6 (parliamo quindi di numeri enormi).

Familiarità

Un’altra facilitazione enorme di Apple Carplay e di Android Auto è la familiarità: siccome sono una estensione degli smartphone che utilizziamo costantemente, a differenza dei sistemi integrati nelle singole auto, non necessitano di apprendimento. Tutti sappiamo immediatamente utilizzarli con il touch screen. E, al più, dobbiamo imparare a farlo coi comandi vocali.

Intelligenti

Inoltre, l’intelligenza artificiale che li governa apprende velocemente gusti ed abitudini degli utenti agevolando la somministrazione del servizio preferito. Per esempio, se si ascoltava una radio in streaming fino al parcheggio dell’auto, il sistema la somministrerà automaticamente al nuovo utilizzo della vettura. Un po’ come l’autoradio. A proposito: Apple Carplay ed Android Auto prevalgono sull’autoradio, nel senso che – nel caso citato sopra -, hanno il sopravvento, sostituendo l’erogazione del servizio di streaming a quello via etere.

Punto. E basta

E arriviamo al punto. La silente affermazione di Apple Carplay e Android Auto rende del tutto inutile o comunque quantomeno non essenziale, come si pensava solo fino a due anni fa, raggiungere accordi di elevata complessità economico-commerciale coi produttori di auto per ospitare interfacce ad uso e consumo dei broadcaster radiofonici (e dei fornitori di servizi di streaming audio on demand).

App e aggregatori

Basta, infatti, semplicemente incentivare gli ascoltatori a scaricare le singole app o applicazioni aggregatrici (come FM World, VRadio, My Tuner, TuneIn, ecc.) e promuoverle adeguatamente.

Consapevolezza

Il problema, semmai, è la consapevolezza di questo sopravvenuto stato di cose. La maggior parte degli editori, tutti presi (pur comprensibilmente) a difendere il broadcasting (FM e DAB+) non si rende conto di quanto velocemente Apple Carplay ed Android Auto si stiano affermando.

Film già visto

Sembra di rivedere il film dei broadcaster TV, impegnati sui vari switch-off DTT mentre l’utenza consolidava la presenza sui servizi di streaming video on demand, come Netflix, Prime Video, Disney, ecc.

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In collaborazione con: newslinet.com

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