Su 41 mln, 19 ascoltano con schermi. Non interessa il device ma il contenuto
La Ricerca Censis sulla radiovisione ratifica il fenomeno della visual radio. Non è più una tendenza, ma una realtà. Di cui gli editori, volenti o nolenti, devono prendere atto. Gli italiani, infatti, la chiedono. Su 41 milioni di ascoltatori radiofonici, ormai 19 lo fanno attraverso device dotati di schermo (+8% in un anno). 11 vengono solo dalla televisione. L’utenza è ormai del tutto indifferente rispetto alla piattaforma: quel che cerca e quel che conta è il contenuto. Ma attenzione: la radio non è la televisione. La televisione – in ambito visual radio – è solo un vettore (uno dei vettori) della radio.
Emilio Carelli: in casa non ci sono più ricevitori FM. Noi ascoltiamo la radio con Alexa
Anche perché, come abbiamo più volte evidenziato, ormai solo in un 1/3 delle case ci sono ricevitori FM. Carelli (Sky): noi a casa non abbiamo più un apparecchio radiofonico. Ascoltiamo la radio con Alexa.
Ricerca Censis: la transizione verso la radiovisione
La ricerca Censis «La transizione verso la radiovisione», presentata oggi da Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, e Anna Italia del Censis, e discussa da Roberto Arditti, Davide Giacalone, Emilio Carelli e Maurizio Gasparri, ha ratificato tutte le considerazioni effettuate da NL negli ultimi anni (prima come tendenze, poi come condizioni fattuali) a riguardo della visual radio.
La radio fenomeno di massa, capace di coniugare continuità e innovazione
“La radio è e rimane un fenomeno di massa. Sono più di 41 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici“, si legge nella Ricerca Censis.
“Di questi, 27 milioni utilizzano anche dispositivi alternativi all’apparecchio tradizionale e all’autoradio. Sono numeri che dimostrano che la radio è riuscita a rigenerarsi nel tempo, ibridandosi con gli altri media e sintonizzandosi sui nuovi stili di vita degli italiani. La radio è riuscita a conservare il suo valore tradizionale adattandosi ai tempi e oggi accompagna la vita di fasce di pubblico trasversali per età, condizione economica e status sociale“.
Il ruolo della radio durante la pandemia secondo la Ricerca Censis
“Durante il primo lockdown il 30,5% degli italiani si è informato almeno una volta al giorno sulla pandemia e sulle regole da rispettare attraverso la programmazione radiofonica“, spiega la Ricerca Censis. “Nella forzata reclusione casalinga il 30% dei radioascoltatori ha dedicato più tempo all’ascolto in casa rispetto al periodo pre-Covid. I dati sull’ascolto medio giornaliero nel secondo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 sono chiari: a fronte di un calo del numero di ascoltatori dall’autoradio, dovuto alle limitazioni alla mobilità, e di una tenuta dell’apparecchio tradizionale, crescono tutti gli altri device. Nell’ultimo anno gli spettatori dei canali televisivi della radio in un giorno medio sono aumentati dell’8%”.
Il boom della radiovisione
“La radiovisione è una realtà in crescita, che sta vivendo un vero e proprio boom grazie alla modalità simulcast crossmediale, cioè alla possibilità di fruire dei contenuti radio contemporaneamente su qualsiasi dispositivo. Sono circa 19 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici in formato video attraverso uno schermo: tv, smartphone o pc”.
11 milioni gli ascoltatori del televisore
“Di questi, quasi 11 milioni seguono la radiovisione sugli schermi tv. La visual radio non è un fuoco di paglia, destinato a spegnersi dopo la pandemia, ma è fortemente in sintonia con le aspettative degli italiani. Il 52% dichiara che vorrebbe avere sempre di più la possibilità di fruire dei contenuti radiofonici su device diversi anche in formato video. E il 50% di chi segue la radiovisione la trova piacevole, il 27,5% coinvolgente, il 24% innovativa”.
Il passaggio dal mezzo ai contenuti è compiuto
“Oggi quello che conta non è l’apparecchio radio in sé, ma i contenuti, di cui gli utenti vogliono poter fruire attraverso qualsiasi device, in ogni luogo, in qualsiasi momento, per intero o a spezzoni, in diretta e on demand. Il 59% degli italiani associa alla radio determinate trasmissioni che seguirebbe anche su device diversi dall’apparecchio tradizionale”.
Ricerca Censis: questione di piattaforme
“Il passaggio dal mezzo alla piattaforma di contenuti fruibili in ogni luogo e da ogni device è ormai compiuto. L’85% degli italiani ne è consapevole e ne dà un giudizio positivo. E le percentuali raggiungono il 95% tra i giovani millennial, il 95% tra gli imprenditori e i liberi professionisti, il 92% tra gli studenti”.
La crossmedialità non si discute
“L’89% degli italiani è convinto che la partita degli ascolti si vinca sul piano della qualità dei contenuti e dei programmi proposti e non su quello degli apparecchi che li veicolano. L’87% pensa che la multicanalità sia la logica evoluzione dei cambiamenti intervenuti negli stili di vita e nelle modalità di consumo della popolazione. Il 72% vuole poter seguire i contenuti radio in qualsiasi momento della giornata e in ogni luogo, a prescindere dal device utilizzato”, osserva la Ricerca Censis.
La radio, il più social dei media
“La radio è dentro la vita degli italiani e chi la utilizza si sente parte di una comunità. Il 63% di chi segue i programmi radiofonici attiva almeno una forma di interazione con essi. Il 23% visita il sito delle emittenti di proprio gradimento, il 20% segue i profili social di programmi e di conduttori, il 19% ha scaricato una app che consente di fruire i contenuti che preferisce sullo smartphone”.
Interazioni
“Il 12% degli utenti condivide i contenuti radio sui social network personali e il 13% condivide i video dei programmi. Tra chi segue le dirette, il 20% invia messaggi sms o WhatsApp oppure e-mail durante le trasmissioni e il 10% telefona in diretta. Forte è la componente on demand, rappresentata da chi segue i programmi su YouTube (18%) e scarica i podcast (12%)”, sintetizza in conclusione la Ricerca Censis. (E.G. per NL)